Gaza: Save the Children, entrati i primi aiuti dell’organizzazione nella Striscia, ma non riescono a soddisfare l’entità del bisogno. I camion con forniture umanitarie entrati in totale finora sono meno di quelli che dovrebbero passare quotidianamente per supportare la popolazione
L’Organizzazione sottolinea come il passaggio sicuro di aiuti e personale umanitario debba essere costante e immediato. Per ogni minuto che passa, c’è un tributo in termini di vite umane
Un camion di Save the Children che trasportava 45.000 bottiglie d’acqua è arrivato ieri a Gaza, come parte del piccolo gruppo di automezzi con aiuti a cui è stato consentito l’ingresso attraverso il valico di Rafah.
Un altro camion che trasporta altre 45.000 bottiglie d’acqua dovrebbe attraversare il valico nei prossimi giorni. I mezzi che trasportano gli aiuti di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, sono in attesa di entrare a Gaza dal 16 ottobre.
Sebbene ogni contributo per rispondere ai bisogni urgenti di Gaza sia importante, questi due camion – che fanno parte di un gruppo limitato di quelli autorizzati – non riusciranno in alcun modo a soddisfare i bisogni, che sono di enorme entità. Secondo le stime delle Nazioni Unite, sono necessari circa 100 camion di aiuti umanitari al giorno per far fronte alle esigenze degli oltre due milioni di residenti della Striscia, ma finora, il numero totale di camion a cui è stato consentito l’accesso è inferiore al fabbisogno di un solo giorno.
A Gaza la disponibilità di acqua, cibo, carburante e forniture mediche è estremamente ridotta. La mancanza di carburante rappresenta una sfida significativa per la consegna degli aiuti, anche qualora altri camion attraversassero il confine.
“Sebbene ogni singolo aiuto in grado di raggiungere le famiglie di Gaza sia importante, l’attuale tasso di distribuzione non è affatto sufficiente in un contesto in cui, anche prima dell’attuale escalation, l’80% della popolazione di Gaza faceva affidamento sugli aiuti umanitari per soddisfare i bisogni primari. I bambini e le loro famiglie hanno un disperato bisogno di cibo, acqua e forniture mediche, oltre che di carburante, di ripari e kit igienici”, ha dichiarato Jason Lee, Direttore di Save the Children per i Territori Palestinesi Occupati.
“Storicamente, la stragrande maggioranza dell’assistenza destinata a Gaza è passata attraverso due valichi con Israele, Erez e Kerem Shalom, rispettivamente dedicati agli operatori e alle forniture umanitarie, che attualmente sono chiusi. Anche se tutti i valichi fossero aperti, tuttavia, in questa situazione di estrema gravità, è improbabile che i bisogni dei bambini e delle famiglie possano essere soddisfatti, soprattutto se si considera che il territorio, le infrastrutture, i servizi e le prospettive di vita degli abitanti della Striscia di Gaza erano già gravati dall’impatto di un blocco durato 16 anni. Il passaggio sicuro di aiuti e personale umanitario deve essere costante ed immediato. Per ogni minuto che passa, paghiamo un tributo in termini di vite umane”, ha concluso Jason Lee.
Save the Children fornisce servizi e assistenza essenziali ai bambini palestinesi dal 1953. Gli operatori dell’Organizzazione nei Territori palestinesi occupati lavorano 24 ore su 24, predisponendo aiuti vitali per sostenere le persone in difficoltà e per trovare il modo di far arrivare l’assistenza a Gaza. Save the Children, inoltre, opera in Egitto dal 1982 e ha attualmente uno staff di 280 persone e una vasta rete di partner locali e internazionali. Attraverso il nostro programma attuale, forniamo sostegno alla protezione, servizi sanitari, istruzione, salute mentale e supporto psicosociale (MHPPS), interventi di sostentamento e campagne di sensibilizzazione per i bambini e i giovani.