Mal’aria di città 2023 e la Clean Cities Campaign
Nel 2022, 29 città su 95 hanno superato i limiti giornalieri di PM10
La situazione peggiore in Puglia è ad Andria, tra le 10 città italiane più inquinate da PM10 nel 2022, e dove è necessario ridurre l’emissione del 41%
Legambiente Puglia: “È necessario che tutte le città pugliesi diano il proprio contributo per tutelare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate”
L’emergenza smog nelle città italiane è un problema sempre più pressante. Secondo il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi, più stringenti, previsti per il 2030. Il report ha messo in evidenza i dati del 2022 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). In sintesi, infatti, sono ben 29 città delle 95 monitorate, che hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo) con le centraline di Torino (Grassi) che si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. Queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti consentiti.
Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna di esse abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, ma ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2030. Per il PM10, sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc. 72 città sarebbero dunque fuorilegge.
In Puglia la situazione non è così grave come nei capoluoghi del Nord Italia, dove i valori dei principali inquinanti sono nettamente superiori rispetto al resto del Paese. Ma c’è comunque ancora tanto lavoro da fare, soprattutto per quanto riguarda il PM10: i parametri consentiti dalla legge chiariscono che sono consentiti solo 35 giorni all’anno di sforamento della media giornaliera di emissione di 50 μg/mc e, secondo parametro, una media annuale di 40 μg/mc. Di tutte le città pugliesi prese in esame la maglia nera va ad Andria, città che ha sforato per 47 giorni il limite consentito da legge. Sul dato annuale, però, Andria resta nei limiti con un’emissione di 34 μg/mc. Ad ogni modo, secondo i dati analizzati da Legambiente, sarebbe necessaria una riduzione del 41% di produzione di PM10.
Discorso analogo, per Andria, per quanto riguarda il PM2.5, con una con una produzione media annuale di 16 μg/mc, il peggior dato delle province pugliesi, comunque al di sotto del limite normativo indicato di 25 μg/mc. Infine idem dicasi per i dati relativi all’NO2, peggior dato della Puglia insieme a Bari con 22 μg/mc, che se è vero che restano ben al di sotto del limite normativo, non è altrettanto vero che rientrano nei nuovi parametri di riferimento da raggiungere entro il 2030 (20 μg/mc), né in quelli posti dall’OMS (10 μg/mc).
“L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche sanitario e di salute pubblica di grande importanza. – dichiara Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a un quinto di quelli rilevati in tutto il continente. La Direttiva europea sulla qualità dell’aria, recentemente proposta, rappresenta solo il primo step di una sfida importante. Le nuove AQGs (Air Quality Guidelines) impongono un notevole adeguamento rispetto ai valori guida OMS e introducono nuove metriche, come il dimezzamento dei valori di legge attuali. Tutte le città pugliesi sono chiamate a dare il proprio contributo, in tutela della salute dei loro cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. Nelle città è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, pedonalizzazioni e zone 30, uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, ecc. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni, di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure. La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso”.
A Bari i valori di PM10 sono di 23 μg/mc, quelli di PM2.5 sono di 13 μg/mc, mentre quelli di NO2 sono di 22 μg/mc. Rispettivamente, secondo le indicazioni normative la riduzione delle concentrazioni di inquinanti necessarie per ritornare ai valori al limite dovrebbero essere del 15% per il PM10, del 23% per il PM2.5 e del 10% per l’NO2. A Barletta, invece, sono stati rilevati 28 μg/mc di PM10, 11 μg/mc di PM2.5 e 17 μg/mc di NO2, per una richiesta di riduzione, rispettivamente del 2% e 9% per i primi due valori. A Brindisi, poi, sono stati rilevati una media di 21 μg/mc di PM10, 12 μg/mc, di PM2.5 e e 15 μg/mc di NO2 e servirebbe una riduzione, rispettivamente, del 4% e del 13% per i primi due valori.
A Foggia i valori medi del PM10 sono stati di 21 μg/mc, di PM2.5 11 μg/mc e di NO2 di 20 μg/mc per una necessaria riduzione, rispettivamente, del 5% e del 9% per i primi due valori. A Lecce, poi, la concentrazione media di PM10 è stata di 21 μg/mc, di 12 μg/mc di PM2.5 e 12 μg/mc di NO2 e dunque la riduzione dovrebbe essere, rispettivamente, del 5% e del 17% per i primi due valori. A Taranto, infine, i valori medi annuali nel 2022 sono stati di 21 μg/mc di PM10, 11 μg/mc di PM2.5 e 18 μg/mc di NO2, per una richiesta di riduzione, rispettivamente del 6% e del 9% per i primi due valori.
Le proposte di Legambiente
Per combattere l’inquinamento in ambito urbano, l’Associazione propone una serie di interventi “a misura di città”:
- Il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle ZEZ (Zone a zero emissioni). Come dimostra l’esperienza di Milano (con l’area B) e, soprattutto, dell’ultra Low Emission Zone londinese, le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti riducono le emissioni da traffico del 30% e del 40%.
- LEZ anche per il riscaldamento. Servono un grande piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, e incentivare una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali, come il Superbonus, opportunamente corretto dagli errori del passato come gli incentivi alla sostituzione delle caldaie a gas.
- Potenziamento del Trasporto Pubblico e Trasporto Rapido di Massa (TRM) attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati, come fece la Germania nell’estate del 2022.
- Sharing mobility. Incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) e realizzare e realizzare ulteriori 16.000 km di percorsi ciclabili.
- Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, “città dei 15 minuti”, sicurezza stradale verso la “Vision Zero”, “città 30” all’ora seguendo l’esempio di Cesena, Torino, Bologna e Milano.
- Tutto elettrico in città, anche prima del 2035, grazie alla progressiva estensione delle ZEZ alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici e l’istituzione dei distretti ZED (Zero Emissions Distribution).
La campagna itinerante “Clean Cities”
Torna dal 1° febbraio al 2 marzo la campagna itinerante “Clean Cities” organizzata da Legambiente. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Clean Cities Campaign,
una coalizione europea di ONG e organizzazioni della società civile, di cui anche il cigno verde fa parte, farà tappa in 17 città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e pulite. Prima tappa il 1° febbraio a Torino (1 e 2) per poi spostarsi a Genova (6 e 7 febbraio), Milano (8 e 9 febbraio), Bergamo (10 febbraio), Bari (13 e 14 febbraio), Napoli (15 febbraio), Avellino (16 febbraio), Roma (17 e 20 febbraio), Pescara (17 febbraio), Bologna (18 febbraio), Padova (22 febbraio), Perugia (23 e 24 febbraio), Trieste (25 febbraio), Palermo (25 febbraio), Catania (27 febbraio), Prato (27 e 28 febbraio) e Firenze (1 e 2 marzo). Durante le tappe, saranno organizzati incontri con rappresentanti delle amministrazioni locali, esperti e cittadini per discutere delle sfide legate alla mobilità sostenibile nei vari contesti urbani, sia iniziative di piazza come flash mob, presidi, attività di bike to school.
Il racconto della campagna e la petizione
È possibile seguire tutte le tappe di Clean Cities sulla pagine Facebook e Instagram Legambiente Lab e Twitter GreenMobility. Infine, Legambiente lancia anche per quest’anno la petizione on line “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada. Firmala anche tu >> https://attivati.legambiente.it/malaria
*Note metodologiche: l’unità di misura con la quale vengono espresse le concentrazioni di NO2, PM2.5 e PM10 è microgrammi per metro cubo di aria (µg/mc). Per quanto riguarda il biossido d’azoto (NO2), le città capoluogo di provincia di cui è stata ricavata la media annuale sono 94 in tutta Italia; per il PM2,5 sono 85; per il PM10 (sia per le medie annuali che per gli sforamenti giornalieri) sono 96. La media annuale è stata calcolata come media delle medie annuali delle singole centraline di monitoraggio ufficiale delle Arpa classificate come urbane (fondo o traffico).