“PER INCANTAMENTO”: DAL 25 MAGGIO AL 9 LUGLIO NEL SUD SALENTO TORNA “ARMONIA. NARRAZIONI IN TERRA D’OTRANTO”.

La nona edizione del Festival, ideato e organizzato dalla Libreria Idrusa di Alessano e dall’Associazione Narrazioni, con la direzione artistica di Mario Desiati, ospiterà Tahar Ben Jelloun, Paolo Giordano,il vincitore del Premio Italo Calvino e le esordienti Giorgia Bernardini, Monica Acito e Stella Poli. Il programma prenderà il via da giovedì 25 a domenica 28 maggio a Presicce-Acquarica con i dodici romanzi semifinalisti della 77ma edizione del Premio Strega, il più importante riconoscimento letterario italiano, promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Liquore Strega.

Lo scrittore, poeta e saggista marocchino Tahar Ben Jelloun, il romanziere e fisico Paolo Giordano, la “dozzina” del Premio Strega, la vincitrice o il vincitore del Premio Italo Calvino e le esordienti Giorgia Bernardini, Monica Acito e Stella Poli sono gli ospiti della nona edizione di “Armonia. Narrazioni in Terra d’Otranto”.Con il titolo “Per incantamento“, il festival letterario più a est d’Italia, ideato e organizzato dalla Libreria Idrusa di Alessano e dall’Associazione NarrAzioni, con la direzione artistica di Mario Desiati, dal 25 maggio al 9 luglio tra i vari contenitori culturali di Presicce-Acquarica, Casa Comi a Lucugnano e il piazzale antistante la Basilica Santuario di Santa Maria De Finibus Terrae a Leuca proporrà un ricco programma di incontri, presentazioni, appuntamenti inediti e speciali.

Si parte da giovedì 25 a domenica 28 maggio nel comune di Presicce-Acquarica con le autrici e gli autori della dozzina della 77ma edizione del Premio Strega. Da sei anni, infatti, il festival Armonia accoglie l’unica tappa salentina dello Strega Tour che porta in giro per l’Italia finaliste e finalisti del riconoscimento letterario promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, Liquore Strega e BPER Banca. Giovedì 25 maggio dalle 18:30 nel Palazzo Ducale in località Presicce dopo l’inaugurazione del festival le prime due presentazioni con “La sibilla. Vita di Joyce Lussu” di Silvia Ballestra (Laterza) e “Cassandra a Mogadiscio” di Igiaba Scego (Bompiani). Venerdì 26 maggio dalle 19 in Piazza Municipio in località Acquarica si alterneranno Andrea Canobbio con “La traversata notturna” (La nave di Teseo) e Maria Grazia Calandrone con “Dove non mi hai portata” (Einaudi). Sabato 27 maggio dalle 20 a Casa Turrita in località Presicce spazio ai romanzi “Il continente bianco” di Andrea Tarabbia (Bollati Boringhieri) e “Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino (Feltrinelli). Domenica 28 maggio la lunga giornata finale prenderà il via alle 10:30 dai Giardini Pensili in località Presicce con Elena Stancanelli che presenterà “Come d’aria” di Ada D’Adamo (Elliot), scrittrice abruzzese, purtroppo scomparsa a 55 anni due giorni dopo l’annuncio della dozzina dello Strega, e Carmen Verde e il suo “Una minima infelicità” (Neri Pozza). Dalle 19 il festival si sposta nel Castello Medievale in località Acquarica con “Tornare dal bosco” di Maddalena Vaglio Tanet (Marsilio), “Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi (Laurana Editore) e “Rubare la notte” di Romana Petri (Mondadori). Per concludere questa sezione dedicata allo Strega, martedì 30 maggio alle 20 nei Giardini Pensili in località Presicce lo scrittore e fisico Paolo Giordano (già Premio Strega nel 2008 con “La solitudine dei numeri primi”, Einaudi) presenterà il suo ultimo romanzo “Tasmania” (Einaudi), dialogando con il direttore artistico Mario Desiati (Premio Strega 2022 con “Spatriati”, Einaudi). Tasmania è un romanzo sul futuro. Il futuro che temiamo e desideriamo, quello che non avremo, che possiamo cambiare, che stiamo costruendo. La paura e la sorpresa di perdere il controllo sono il sentimento del nostro tempo, e la voce calda di Giordano sa raccontarlo come nessun’altra.

Sabato 17 giugno dalle 19, dopo la presenza di Daniel Pennac nel 2021 e Paolo Rumiz nel 2022, l’appuntamento del festival ospitato dal piazzale antistante la Basilica Santuario di Santa Maria De Finibus Terrae a Leuca, in collaborazione con la Fondazione Parco Culturale Ecclesiale de FinibusTerrae, accoglierà lo scrittore, poeta e saggista marocchino Tahar Ben Jelloun. Vincitore del Premio Goncourt nel 1987, autore di numerose opere sul tema del razzismo e dell’immigrazione (in Italia grande successo ha riscosso “Il razzismo spiegato a mia figlia”), Ben Jelloun è lo scrittore in lingua francese più tradotto al mondo. Nel corso della serata premierà anche il racconto vincitore della seconda edizione del concorso letterario “Alan Kurdi“, rivolto agli studenti delle scuole superiori.  

Il Festival sin dalla sua nascita ha svolto un’importante missione di scouting di autori emergenti, voci di promettente talento che animeranno il panorama letterario di domani. Sabato 8 e domenica 9 luglio nell’atrio di Palazzo Comi a Lucugnano il direttore artistico Mario Desiati curerà e coordinerà una sezione interamente dedicata ad autori e autrici esordienti. Sabato dalle 20 sul palco Giorgia Bernardini con “Area piccola” (Marsilio) e Monica Acito con “Uvaspina” (Bompiani). Domenica alle 20, infine, Stella Poli presenterà “La gioia avvenire” (Mondadori). A seguire Armonia accoglierà la prima “uscita pubblica” della vincitrice o del vincitore del Premio Italo Calvino 2023, con la partecipazione di Chiara D’Ippolito, ufficio stampa del prestigioso concorso letterario per testi inediti di scrittori esordienti.

«Il sentimento che quest’anno vorremmo condividere è quello suggerito poeticamente dall’immagine realizzata dall’illustratrice Valeria Puzzovio per celebrare la nona edizione del festival letterario più a sud est d’Italia. La magia dell’abbandono al puro piacere della lettura, al rapimento estatico del racconto, quando la pagina diventa territorio dell’anima, teatro tutto mentale di storie che si trasformano nell’atto stesso del leggere», sottolineano gli organizzatori Michela Santoro, Andrea Cacciatore e Valeria Bisanti. «Noi lettori abbiamo un potere immenso, ci suggerisce il pennuto immaginario appollaiato sulla costa del libro fatto di nuvole, siamo artefici ogni volta di un’inedita metamorfosi, leggiamo e poi prodigiosamente riscriviamo storie che sono solo nostre, il testo non è più lo stesso perché dentro ci siamo anche noi. Presi per incantamento».

Armonia è una parola chiave nella poetica di Girolamo Comi. È la natura, i luoghi fisici e metafisici di un autore che, oltre che poeta è stato intellettuale, bibliofilo, amante del Salento; oggi la sua casa e i suoi libri rappresentano un simbolo non solo di Lucugnano e Tricase, ma di tutta la Puglia. Proprio lo Spirito d’Armonia, dunque di bellezza, è il timone che guida i lettori e gli operatori culturali impegnati nella Terra d’Otranto. In questi anni il Festival ha ospitato Daniel Pennac, Amélie Nothomb, Jeffery Deaver, Moony Witcher, Paolo Rumiz, Roberto Saviano, Nicola Lagiogia, i vincitori del Premio Strega Mario Desiati (2022), Emanuele Trevi (2021), Sandro Veronesi (2020), Antonio Scurati (2019), Helena Janeczek (2018) e ancora Fabio Genovesi, Paolo Giordano, Alessandro Piperno, Leonardo Colombati, Walter Veltroni, Chiara Valerio, Edoardo Nesi, Giuliana Sgrena, Gabriella Genisi, Bruno Tognolini, Diego De Silva, Gianrico Carofiglio, Giuliano Sangiorgi, Donatella Di Pietrantonio, Pietrangelo Buttafuoco, Nuccio Ordine, Luca Bianchini, Silvia Avallone, Massimo Carlotto, Federico Zampaglione, Gian Arturo Ferrari, Lia Levi, Giovanni Solimine, Carlo D’Amicis, Chiara Francini, Franco Arminio, Concita De Gregorio, Nadia Terranova, Francesco Gungui, Francesco Carofiglio, Mauro Covacich, Claudia Durastanti, Marco Missiroli, Marcello Fois, Remo Rapino, Lisa Ginzburg e molte altre autrici e autori impegnati in presentazioni, incontri, laboratori e appuntamenti per le giovani e i giovani lettori.

Armonia. Narrazioni in Terra d’Otranto è ideato e organizzato dalla Libreria Idrusa di Alessano e dall’Associazione Narrazioni, in collaborazione con Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, Premio Strega, Premio Italo Calvino, Fondazione Parco Culturale Ecclesiale de FinibusTerrae, Tina Lambrini – Casa Comi con il contributo dei Comuni di Presicce-Acquarica, Castrignano del Capo e di alcuni sponsor privati. Media partner Radio Peter Pan, RadioVenere, OraComunica e Coolclub. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuito.

Info

www.festivalarmonia.it

www.facebook.com/armoniafestival

www.instagram.com/festivalarmonia

3496415030 – info@associazionenarrazioni.it

PROGRAMMA

LA “DOZZINA” DEL PREMIO STREGA

25/28 MAGGIO | Presicce-Acquarica

GIOVEDÌ 25 MAGGIO | Palazzo Ducale – località Presicce

Ore 18:30 | PER INCANTAMENTO Inaugurazione festival

Ore 19 | Silvia BALLESTRA La sibilla. Vita di Joyce Lussu” (Laterza) con Cecilia TOMA è Federico IMPERATO

Ore 20 | Igiaba SCEGOCassandra a Mogadiscio” (Bompiani) con Valeria BISANTI e Antonio SANFRANCESCO

VENERDÌ 26 MAGGIO | Piazza Municipio – località Acquarica

Ore 19 | Andrea CANOBBIOLa traversata notturna” (La nave di Teseo) con Maila CAVALIERE e Antonietta STASI

Ore 20 | Maria Grazia CALANDRONEDove non mi hai portata” (Einaudi) con Anna Rita MERICO e Antonio SANFRANCESCO

SABATO 27 MAGGIO | Casa Turrita – Località Presicce

Ore 20 | Andrea TARABBIAIl continente bianco” (Bollati Boringhieri) con Maila CAVALIERE e Sandra STEFANIZZI

Ore 21 | Rosella POSTORINOMi limitavo ad amare te” (Feltrinelli) con Valeria BISANTI e Antonio SANFRANCESCO

DOMENICA 28 MAGGIO |Giardini Pensili – Località Presicce

Ore 10:30 | Ada D’ADAMOCome d’aria” (Elliot) con Elena STANCANELLI e Giulia Maria FALZEA

Ore 11:30 | Carmen VERDEUna minima infelicità” (Neri Pozza) con Emanuela CHIRIACÒ e Giulia Maria FALZEA

DOMENICA 28 MAGGIO | Castello Medievale – Località Acquarica

Ore 19 | Maddalena VAGLIO TANETTornare dal bosco” (Marsilio) con Valeria BISANTI e Beatrice GHEZZI

Ore 20 | Gian Marco GRIFFIFerrovie del Messico” (Laurana Editore) con Andrea DONAERA e Emanuela CHIRIACÒ

Ore 21 | Romana PETRIRubare la notte” (Mondadori) con Maila CAVALIERE e Eliana TAGLIAFERRO

EVENTO SPECIALE PREMIO STREGA

MARTEDÌ 30 MAGGIO | Giardini Pensili – Località Presicce

Ore 20 | Paolo GIORDANOTasmania” (Einaudi)

L’autore, Premio Strega 2008, dialoga con Mario DESIATI, Premio Strega 2022

DISCORSI MEDITERRANEI

SABATO 17 GIUGNO | Piazzale del Santuario Santa Maria De Finibus Terrae – Santa Maria di Leuca

Ore 19 | Tahar BEN JELLOUN

L’autore dialoga con la giornalista Cristina BATTOCLETTI

Durante la serata saranno premiati i vincitori del Concorso letterario “Alan Kurdi”

ARMONIA ESTATE

SABATO 8 LUGLIO | Palazzo Comi – Lucugnano

Ore 20 | Giorgia BERNARDINIArea piccola” (Marsilio)

Ore 21 | Monica ACITOUvaspina” (Bompiani)

DOMENICA 9 LUGLIO | Palazzo Comi – Lucugnano

Ore 20 | Stella POLILa gioia avvenire” (Mondadori)

Ore 21 | PREMIO CALVINO 2023

Prima uscita pubblica con il vincitore/la vincitrice del concorso letterario per testi inediti di scrittori esordienti

con la partecipazione di Chiara D’Ippolito (Ufficio Stampa Premio Calvino)

ARMONIA. NARRAZIONI IN TERRA D’OTRANTO

PER INCANTAMENTO | IX EDIZIONE – 2023

SCHEDE LIBRI E BIOGRAFIE

LA “DOZZINA” DEL PREMIO STREGA

25/28 MAGGIO | Presicce-Acquarica

GIOVEDÌ 25 MAGGIO | Palazzo Ducale – località Presicce

Ore 18:30 | PER INCANTAMENTO Inaugurazione festival

Ore 19 | Silvia BALLESTRA La sibilla. Vita di Joyce Lussu” (Laterza) con Cecilia TOMA è Federico IMPERATO

Ore 20 | Igiaba SCEGOCassandra a Mogadiscio” (Bompiani) con Valeria BISANTI e Antonio SANFRANCESCO

SILVIA BALLESTRA

LA SIBILLA. VITA DI JOYCE LUSSU

LATERZA

Lungo tutto il secolo breve, una donna bellissima e fortissima pensa, scrive, agisce, lotta. Viaggia prima per studio, poi attraversando fronti e frontiere dell’Europa occupata dai nazifascismi: Parigi, Lisbona, Londra, Marsiglia, Roma, il Sud dell’Italia dove sono arrivati gli Alleati. Documenti falsi, missioni segrete, diplomazia clandestina. Joyce, insieme al marito Emilio Lussu e ai compagni di Giustizia e Libertà, sostenuta nelle sue scelte dalla sua famiglia di origine, è in prima linea nella Resistenza. Poetessa, traduttrice, scrittrice, ha sempre coniugato pensiero (prefigurante, modernissimo) e azione. Azione che prosegue nel dopoguerra con la ricerca di poeti da tradurre per far conoscere le lotte di liberazione degli altri paesi, in particolare dell’Africa e del Curdistan. Nazim Hikmet, Agostinho Neto, i guerriglieri di Amílcar Cabral che compongono canti di lotta durante le marce, sono alcuni degli autori che Joyce ‘scopre’ e propone attraverso traduzioni rivoluzionarie. Rievocando le scelte, gli incontri, le occasioni, ripercorriamo l’esistenza di questa donna straordinaria (laica, cosmopolita, ‘anglo-marchigiana’) e il suo essere, da sempre, riferimento per molte donne e molti giovani.

Silvia Ballestra, marchigiana, vive e lavora a Milano. È autrice di romanzi, raccolte di racconti e saggi pubblicati per i maggiori editori italiani. Tra i suoi libri, tradotti in varie lingue: Compleanno dell’iguana; Gli Orsi; Nina; I giorni della Rotonda; Joyce L. Una vita contro; Amiche mie; Vicini alla terra. Storie di animali e di uomini che non li dimenticano quando tutto trema; La nuova stagione. Dal suo La guerra degli Antò è stato tratto l’omonimo film diretto da Riccardo Milani. Per Laterza ha pubblicato Christine e la città delle dame.

IGIABA SCEGO

CASSANDRA A MOGADISCIO

BOMPIANI

A Roma, il 31 dicembre 1990, una sedicenne si prepara per la sua prima festa di Capodanno: indossa un maglione preso alla Caritas, ha truccato in modo maldestro la sua pelle scura, ma è una ragazza fiera e immagina il nuovo anno carico di promesse. Non sa che proprio quella sera si compirà per lei il destino che grava su tutta la sua famiglia: mentre la televisione racconta della guerra civile scoppiata in Somalia, il Jirro scivola dentro il suo animo per non abbandonarlo mai più. Jirro è una delle molte parole somale che incontriamo in questo libro: è la malattia del trauma, dello sradicamento, un male che abita tutti coloro che vivono una diaspora. Nata in Italia da genitori esuli durante la dittatura di Siad Barre, Igiaba Scego mescola la lingua italiana con le sonorità di quella somala per intessere queste pagine che sono al tempo stesso una lettera a una giovane nipote, un resoconto storico, una genealogia familiare, un laboratorio alchemico nel quale la sofferenza si trasforma in speranza grazie al potere delle parole. Parole che, come un filo, ostinatamente uniscono ciò che la storia vorrebbe separare, in un racconto che con il suo ritmo ricorsivo e avvolgente ci svela quanto vicende lontane ci riguardino intimamente: il nonno paterno dell’autrice, interprete del generale Graziani durante gli anni infami dell’occupazione italiana; il padre, luminosa figura di diplomatico e uomo di cultura; la madre, cresciuta in un clan nomade e poi inghiottita dalla guerra civile; le umiliazioni della vita da immigrati nella Roma degli anni novanta; la mancanza di una lingua comune per una grande famiglia sparsa tra i continenti; una malattia che giorno dopo giorno toglie luce agli occhi. Come una moderna Cassandra, Igiaba Scego depone l’amarezza per le ingiustizie perpetrate e le grida di dolore inascoltate e sceglie di fare della propria vista appannata una lente benevola sul mondo, scrivendo un grande libro sul nostro passato e il nostro presente, che celebra la fratellanza, la possibilità del perdono, della cura e della pace.

Igiaba Scego è nata in Italia da una famiglia somala, figlia Ali Omar Scego, primo governatore di Mogadiscio, ambasciatore e ministro delle finanze emigrato in Italia all’indomani del colpo di Stato del 1969 .Dopo la laurea in Letterature straniere presso la Sapienza di Roma, ha svolto un dottorato di ricerca in Pedagogia all’Università degli Studi Roma Tre e si occupa di scrittura, giornalismo e di ricerca incentrata sul dialogo tra culture e la dimensione della transculturalità e della migrazione. Collabora con molte riviste che si occupano di migrazioni e di culture e letterature africane tra cui «Latinoamerica», «Carta», «El Ghibli», «Migra» e con alcuni quotidiani come «la Repubblica», «il manifesto», «L’Unità» e «Internazionale». Le sue opere sono piene di riferimenti autobiografici e si caratterizzano per il precario equilibrio tra le due realtà culturali d’appartenenza, quella d’origine familiare (somala) e quella vissuta nella quotidianità (italiana), restituendo abilmente la doppiezza della dimensione sincretica in cui l’autrice è cresciuta.

VENERDÌ 26 MAGGIO | Piazza Municipio – località Acquarica

Ore 19 | Andrea CANOBBIOLa traversata notturna” (La nave di Teseo) con Maila CAVALIERE e Antonietta STASI

Ore 20 | Maria Grazia CALANDRONEDove non mi hai portata” (Einaudi) con Anna Rita MERICO e Antonio SANFRANCESCO

MARIA GRAZIA CALANDRONE

DOVE NON MI HAI PORTATA

EINAUDI

Quando Lucia e Giuseppe arrivano a Roma è l’estate del 1965. Hanno con sé la figlia di otto mesi, sono innamorati, ma non riescono a liberarsi dall’inquietudine che prova chi è braccato. Perché Lucia è fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare e che la umiliava ogni giorno, e ha tentato di costruirsi una nuova vita proprio insieme a Giuseppe. Per la legge dell’epoca, però, la donna si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Prima di scivolare nelle acque del Tevere in circostanze misteriose, la coppia lascia la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Più di cinquant’anni dopo quella bambina, a sua volta diventata madre, si mette in viaggio per ricostruire quello che è davvero successo ai suoi genitori. Come una detective, Maria Grazia Calandrone ricostruisce la sequenza dei movimenti di Lucia e Giuseppe, enumera gli oggetti abbandonati dietro di loro, s’informa sul tempo che impiega un corpo per morire in acqua e sul funzionamento delle poste nel 1965, per capire quando e dove i suoi genitori abbiano spedito la lettera a «l’Unità» in cui spiegavano con poche parole il loro gesto. Dopo Splendi come vita, in cui l’autrice affrontava il difficile rapporto con la madre adottiva, Dove non mi hai portata esplora un nodo se possibile ancora più intimo e complesso. Indagando la storia dei genitori grazie agli articoli di cronaca dell’epoca, Calandrone fa emergere il ritratto di un’Italia stanca di guerra ma non di regole coercitive. Un Paese che ha spinto una donna forte e vitale a sentirsi smarrita e senza vie di fuga. Fino a pagare con la vita la sua scelta d’amore.

Maria Grazia Calandrone figlia di Lucia Galante e Giuseppe Di Pietro di Palata (CB), all’età di otto mesi viene lasciata dalla madre, in fuga con il compagno per adulterio, all’ingresso di Villa Borghese, prima del suicidio dei genitori biologici che si gettarono nel Tevere, come accennato in “Alla compassione di tutti” e poi estesamente raccontato nel romanzo “Dove non mi hai portata”. Viene poi adottata da Giacomo Calandrone e Consolazione (detta Ione). Tra i candidati al Premio Strega 2021, “Splendi come vita” si fa notare per l’originalità espressiva: un non-romanzo poetico, una lunga lettera d’amore che la scrittrice dedica a Ione. Nel libro racconta del rapporto con la madre adottiva e del distacco che lei, da un certo punto in poi, ha avuto nei suoi confronti, perché non aveva più creduto all’affetto della figlia .La scrittura è stata la sua vocazione e la sua passione fin dall’infanzia, sebbene abbia iniziato a pubblicare relativamente tardi. Vive a Roma e pubblica articoli sul quotidiano il manifesto, sul Corriere della Sera, dove ha curato la rubrica culturale, e scrive per il settimanale Sette, per alfabeta2 e doppiozero. Dal 2010 tiene a battesimo poeti esordienti, ritenuti meritevoli di pubblicazione, per la rivista internazionale Poesia, nella rubrica di inediti Cantiere Poesia. Dal 2010 scrive e conduce programmi culturali per Rai Radio 3. Ha collaborato con Unomattina Poesia (Rai 1), con Rai Cultura e Cult Book (Rai 3).Collabora da anni con l’attrice Sonia Bergamasco, per la quale ha composto i monologhi: La scimmia bianca dei miracoli e Pochi avvenimenti, felicità assoluta, lavoro dedicato alla memoria d’amore tra Robert e Clara Schumann e trasmesso in diretta dal Quirinale. Inviata dall’Istituto giapponese di cultura di Roma nelle città di Tokyo e Kyoto per il Premio Haiku in Italia, si innamora dell’essenzialità e dell’eleganza della cultura giapponese e ne traduce le istanze nella propria poesia.

ANDREA CANOBBIO

LA TRAVERSATA NOTTURNA

LA NAVE DI TESEO

Mosso dal desiderio di liberarsi dei ricordi che non smettono di tormentarlo, il narratore di questo libro decide di compiere un viaggio nella sua città, trasformata per l’occasione in un grande teatro della memoria. E come in ogni avventura che si rispetti, si dota delle armi magiche necessarie all’impresa: una mappa quadrata di ottantuno caselle, una raccolta di lettere d’amore e alcune vecchie agende fitte di appunti. La città è Torino, la storia è quella di una coppia italiana del dopoguerra, del loro innamorarsi, sposarsi e vivere prima felici e contenti, e poi infelici e scontenti. S’incontrano nel 1943: lui, ufficiale del Genio e futuro ingegnere, è appena tornato dalla Russia; lei ama la musica e la poesia. Si sposano nel 1946, mettono su famiglia. Gli anni della ricostruzione diventano presto gli anni del miracolo economico, che diventano presto gli anni della contestazione e della crisi. L’ingegnere, soccombendo alla melanconia, scava un tunnel personale dove rimane intrappolato, intrappolando anche la moglie e i figli. Disseminati i frammenti del tempo nello spazio della città, il narratore indaga i motivi misteriosi della depressione del padre. Alla fine, però, nessuna ragione gli sembra sufficiente a spiegare trent’anni di tristezza irrimediabile. Capisce che sono proprio i ricordi più dolorosi quelli che gli permettono di non interrompere il dialogo con i genitori – che, dopotutto, non vuole far scomparire dalla propria vita. In questa Traversata, il lettore sceglierà se indugiare nei luoghi del romanzo familiare o avventurarsi su sentieri più imprevedibili e nascosti. Qui incontrerà case stregate, martiri e reliquie, monumenti equestri, bilance svizzere, papiri egizi, antropologi e architetti; e poi cavalli bianchi, volpi pallide, pesci siluro e molti altri animali. Ma giunto alle ultime pagine riconoscerà le voci che risuonano nitide tra le righe: quelle di chi se ne è andato e offre un’ultima occasione di incontro a chi è rimasto.

Andrea Canobbio laureato in Economia e commercio all’università di Torino, dopo aver lavorato presso la casa editrice Bompiani (1989-91) è passato all’Einaudi (dal 1991) dove si occupa del settore dedicato alla narrativa straniera. Ha fatto il suo esordio nel 1986 nell’antologia Giovani blues. Under 25 curata da Pier Vittorio Tondelli, con il racconto Diario del centro. Tra i suoi libri: Vasi cinesi (Einaudi 1989), Traslochi (Einaudi 1992), Padri di padri (Einaudi 1997), Indivisibili (Rizzoli 2000), Il naturale disordine delle cose (Einaudi 2004), Presentimento (Nottetempo 2007), Mostrarsi (Nottetempo 2011), Tre anni luce (Feltrinelli 2013). Nel 2022 esce per La Nave di Teseo, La traversata notturna, libro candidato al Premio Strega 2023.

SABATO 27 MAGGIO | Casa Turrita – Località Presicce

Ore 20 | Andrea TARABBIAIl continente bianco” (Bollati Boringhieri) con Maila CAVALIERE e Sandra STEFANIZZI

Ore 21 | Rosella POSTORINOMi limitavo ad amare te” (Feltrinelli) con Valeria BISANTI e Antonio SANFRANCESCO

ANDREA TARABBIA

IL CONTINENTE BIANCO

BOLLATI BORINGHIERI

Venticinque anni, bello come un Cristo e convinto che l’unica via per sopravvivere nel mondo sia un odio esercitato con calma e raziocinio, Marcello Croce è a capo di un movimento di estrema destra che annovera picchiatori, fanatici, ma anche teorici e figure dai tratti quasi metafisici – tutte accomunate dal fatto che, per loro, vivere è come trovarsi in guerra. Grazie anche alla connivenza con certi rappresentanti politici e alla condiscendenza con cui l’opinione pubblica, ormai, guarda a molti fenomeni legati al neofascismo, Croce porta avanti la sua idea di sovversione e, nel frattempo, frequenta Silvia, una donna della borghesia romana con la quale instaura un gioco di potere che li porterà alla perdizione. La vicenda è ricostruita da un narratore misteriosamente attratto da Marcello e curioso di capire che cosa muova coloro che, oggi, credono in un’idea superata e violenta e la vogliono attuare. Ma c’è di più. La storia di Silvia e della sua caduta era già stata raccontata nello splendido romanzo, rimasto allo stato grezzo, che Goffredo Parise scrisse alla fine degli anni Settanta, L’odore del sangue. Il Continente bianco ne riprende temi e motivi, e sposta la vicenda ai giorni nostri, conservando nel rapporto morboso tra Silvia e Marcello la metafora potente del fascino che certe idee hanno esercitato, ed esercitano, sulla borghesia italiana.

Andrea Tarabbia vive a Bologna insieme a sua moglie e ai suoi due figli. Dal 2006 al 2012 ha fatto parte della redazione della rivista Il primo amore. Ha collaborato alle riviste L’Indice dei libri del mese, IL, Vanity Fair, Liberazione, Playboy. Nell’ottobre del 2016 vince il “Premio Letterario Alessandro Manzoni – Città di Lecco” con il romanzo Il giardino delle mosche: vita di Andrej Čikatilo, con cui è entrato anche nella Selezione Premio Campiello del 2016.[ È stato redattore del sito di promozione della letteratura italiana all’estero Books in Italy. Insegna scrittura e narrazione alla Scuola Holden a Torino. Con Madrigale senza suono ha vinto nel 2019 la 57ª edizione del Premio Campiello. Nel dicembre 2021 è diventato cittadino onorario della città di Gesualdo (AV). Nel 2022 esce, per Bollati Boringhieri, Il continente bianco.

ROSELLA POSTORINO

MI LIMITAVO AD AMARE TE

FELTRINELLI

A volte essere strappati all’amore è l’unico modo che abbiamo per sopravvivere. Nella primavera del 1992, sopra l’orfanotrofio di Sarajevo, il cielo è di lamiera. Omar ha dieci anni e, nonostante sia una cosa pericolosa, passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da quando una granata l’ha sottratta al suo abbraccio, non sa più se è viva. Di notte il fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Soltanto Nada, con i suoi occhi celesti, è diventata per lui un desiderio. Ha sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un autobus porta via i bambini contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancor viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa. Segnati da una tragedia che scuote l’Europa e manda in pezzi il loro mondo, questi tre ragazzi soli stringono un legame tormentato e imprescindibile, che durerà per sempre. Rosella Postorino ci consegna un appassionante romanzo di formazione, e un romanzo di guerra, sull’“inconveniente di essere nati”, sulla facilità di compiere e di subire il male, sulla lealtà e sul tradimento, sulla sconfitta e sul riscatto, su quanto sia incredibile la pulsione di vita che perdura a dispetto di tutto. “Cosa facevo io mentre durava la Storia? Mi limitavo ad amare te.” Izet Sarajlic, Cerco la strada per il mio nome.

Rosella Postorino è cresciuta a San Lorenzo al mare, vive a Roma. Ha esordito con il racconto In una capsula (Ragazze che dovresti conoscere, Einaudi Stile libero 2004), ha poi pubblicato alcuni racconti e un saggio di critica letteraria, Malati di intelligenza (nell’antologia Duras mon amour 3, Lindau 2003). Il suo primo romanzo, La stanza di sopra, uscito a febbraio 2007 per Neri Pozza Bloom, è entrato nella rosa dei tredici finalisti del Premio Strega e ha vinto il Premio Rapallo Carige Opera Prima e il Premio Città di Santa Marinella. Tra le sue collaborazioni: la Repubblica e Rolling Stone.Ha pubblicato inoltre L’estate che perdemmo Dio (Einaudi Stile Libero, 2009; Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis) e Il corpo docile (Einaudi Stile Libero, 2013; Premio Penne), la pièce teatrale Tu (non) sei il tuo lavoro (in Working for Paradise, Bompiani, 2009), Il mare in salita (Laterza, 2011) e Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018; Premio Campiello, Rapallo, Pozzale Luigi Russo, Vigevano Lucio Mastronardi, Chianti, Wondy, Sogna Lib(e)ro e, in Francia, Prix Jean Monnet; Libro dell’anno per i gruppi di lettura di Fahrenheit Radio Tre). È fra gli autori di Undici per la Liguria (Einaudi, 2015). Nel 2019 esce Tutti giù per aria, edito Salani. Sempre con Salani pubblica nel 2022 Io, mio padre e le formiche. Lettera ai ragazzi sui desideri e sul domani. Nel 2023 esce per Feltrinelli il romanzo Mi limitavo ad amare te, candidato al Premio Strega.

DOMENICA 28 MAGGIO |Giardini Pensili – Località Presicce

Ore 10:30 | Ada D’ADAMOCome d’aria” (Elliot) con Elena STANCANELLI e Giulia Maria FALZEA

Ore 11:30 | Carmen VERDEUna minima infelicità” (Neri Pozza) con Emanuela CHIRIACÒ e Giulia Maria FALZEA

ADA D’ADAMO

COME D’ARIA

ELLIOT

Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant’anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontare la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.

Ada D’Adamo è stata un’autrice italiana. Nata a Ortona, si è diplomata all’Accademia Nazionale di Danza e laureata in Discipline dello Spettacolo. Ha trascorso molto tempo a osservare il corpo e le sue declinazioni sulla scena contemporanea, e lo ha scritto in diversi saggi sulla danza e il teatro. Nel 2023 esce per Elliot Edizioni Come d’aria, libro in seguito candidato al Premio Strega. A pochi giorni dalla candidatura, Ada D’Adamo che combatteva da tempo contro una malattia, si è spenta a Roma. A darne l’annuncio la sua casa editrice Elliot: «Un pezzetto del nostro cuore se ne va con lei».

CARMEN VERDE

UNA MINIMA INFELICITÀ

NERI POZZA

Una minima infelicità è un romanzo vertiginoso. Una nave in bottiglia che non si può smettere di ammirare. Annetta racconta la sua vita vissuta all’ombra della madre, Sofia Vivier. Bella, inquieta, elegante, Sofia si vergogna del corpo della figlia perché è scandalosamente minuto. Una petite che non cresce, che resta alta come una bambina. Chiusa nel sacrario della sua casa, Annetta fugge la rozzezza del mondo di fuori, rispetto al quale si sente inadeguata. A sua insaputa, però, il declino lavora in segreto. È l’arrivo di Clara Bigi, una domestica crudele, capace di imporle regole rigide e insensate, a introdurre il primo elemento di discontinuità nella vita familiare. Il padre, Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti, cede a quella donna il controllo della sua vita domestica. Clara Bigi diventa cosí il guardiano di Annetta, arrivando a sorvegliarne anche le letture. La morte improvvisa del padre è per Annetta l’approdo brusco all’età adulta. Dimentica di sé, decide di rivolgere le sue cure soltanto alla madre, fino ad accudirne la bellezza sfiorita. Allenata dal suo stesso corpo alla rinuncia, coltiva con ostinazione il suo istinto alla diminuzione.

Carmen Verde ha 53 anni, da Santa Maria Capua Vetere dove è nata ha avviato il suo giro d’Italia da funzionaria delle Poste per andare a Pesaro, Parma, Foligno e quindi a Roma, la città dell’attuale residenza. Una minima infelicità è il suo esordio, sorprendente per bellezza di pagina e maturità di scrittura, dopo una discreta frequentazione di riviste e antologie, con un romanzo a quattro mani insieme ad Alex Oriani per Salani nel 2019, Tutta la vita dietro un dito. Più che un passato da scrittrice – e più di una autobiografia da consegnare perché «tenderei all’esibizionismo, sarebbe d’impiccio e toglierebbe tempo al raccontare storie» – lei si riconosce una infanzia di lettrice: da ragazzina si immergeva tra gli scaffali dell’edicola-libreria dei genitori per uscirne con testi che leggeva e poi ricopiava. Fermandosi al finale, quando si sostituiva all’autore originario per mettercene di suo.

DOMENICA 28 MAGGIO | Castello Medievale – Località Acquarica

Ore 19 | Maddalena VAGLIO TANETTornare dal bosco” (Marsilio) con Valeria BISANTI e Beatrice GHEZZI

Ore 20 | Gian Marco GRIFFIFerrovie del Messico” (Laurana Editore) con Andrea DONAERA e Emanuela CHIRIACÒ

Ore 21 | Romana PETRIRubare la notte” (Mondadori) con Maila CAVALIERE e Eliana TAGLIAFERRO

MADDALENA VAGLIO TANET

TORNARE DAL BOSCO

MARSILIO

Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2023. A partire da fatti reali e racconti di famiglia, articoli di giornali, dicerie e mitologie, Maddalena Vaglio Tanet racconta una storia di possibilità e di fantasmi, di esseri viventi che inciampano in vicende più grandi di loro, e di bambini dei quali – come scriveva Simona Vinci, al suo esordio – non si sa niente, se non che sono gli unici a conoscere quanta realtà ci sia nelle fiabe, quanto amore stia nella paura, e quante sorprese restino acquattate nel bosco. Il bosco è il bosco, la montagna è la montagna, il paese è il paese e la maestra Silvia è la maestra Silvia, ma è scomparsa. In una piccola comunità agitata dal vento della Storia che investe tutta l’Italia all’inizio degli anni Settanta, Silvia, la maestra, esce di casa una mattina e invece di andare a scuola entra nel bosco. Il motivo, o forse il movente, è la morte di una sua alunna. Non la morte: il suicidio. La comunità la cerca, ma teme che sia troppo tardi, per trovarla o per salvarla, e in qualche modo che queste due morti siano una maledizione. Il paese è di montagna e le paure e i sentimenti, che pure non possono essere negati, non possono nemmeno essere nominati. Teme il paese il contagio di una violenza tutta umana e mai sopita, una violenza che dopo due guerre mondiali si è trasfusa in una guerra civile, politica. La maestra però non si trova e il paese, per continuare a vivere e convivere con il lutto e l’incertezza, si distoglie. In questa distrazione, Martino, il bambino che non è nato nel paese e nemmeno è stato accolto, tagliando per il bosco incrocia un capanno abbandonato, e nel capanno, color della muffa e dorata come il cappello di un fungo, sta la maestra. Il bambino non dice di averla trovata, e la maestra non parla. Ma il bambino torna e la maestra, in fondo, lo aspetta. A partire da fatti reali e racconti di famiglia, articoli di giornali, dicerie e mitologie, Maddalena Vaglio Tanet racconta una storia di possibilità e di fantasmi, di esseri viventi che inciampano in vicende più grandi di loro, e di bambini dei quali – come scriveva Simona Vinci, al suo esordio – non si sa niente, se non che sono gli unici a conoscere quanta realtà ci sia nelle fiabe, quanto amore stia nella paura, e quante sorprese restino acquattate nel bosco.

Maddalena Vaglio Tanet è un’autrice italiana. Ha studiato letteratura all’Università di Pisa e alla Scuola Normale. Si è poi trasferita a New York per un dottorato alla Columbia University. Ha pubblicato poesie in italiano e tedesco, oltre ai libri illustrati Il cavolo di Troia e altri miti sbagliati (Rizzoli 2020, finalista al premio Strega Ragazzi 2021 come miglior esordio) e Casa musica (come un papero innamorato). Nel 2023 esce per Marsilio Tornare dal bosco, candidato al Premio Strega.

GIAN MARCO GRIFFI

FERROVIE DEL MESSICO

LAURANA EDITORE

Se cercate dell’avventura, in questo romanzo ne troverete a bizzeffe. Se cercate della letteratura, con questo romanzo ne farete una scorpacciata. I luoghi e i tempi: Asti, Repubblica Sociale Italiana, febbraio 1944; su e giù per le ferrovie del Messico, tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso. I personaggi (non tutti): Cesco Magetti, milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria, tormentato dal mal di denti, incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico (l’ordine viene dall’alto, molto dall’alto); Tilde Giordano, ragazza bellissima e folle, imbevuta di letteratura, della quale Cesco si innamora all’istante e perdutamente; Steno, devotissimo fidanzato di Tilde, partigiano senz’armi; don Tiberio, prete di città confinato a Roccabianca a causa di certe sue insane passioni; Epa, cartografo samoano (delle Samoa tedesche); Adolf il Führer e la sua consorte Eva, alle prese con l’abuso di anglicismi; Angelo detto Angelino detto Angelito detto Lito Zanon, addetto cimiteriale alla bollitura di cadaveri; Mec il muto, suo sodale fin dai tempi in cui insieme costruivano ferrovie in Sudamerica; le due Marie, entrambe di nome Maria; Bardolf Graf, impiegato amministrativo, ignaro motore immobile di tutta la storia; Ettore e Nicolao, informatissimi e misteriosi clienti fissi del night club segreto l’Aquila agonizzante, prossimi ai partigiani; Gustavo Adolfo Baz, autore del volume Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México; Edmondo Bo, frenatore poeta, o poeta frenatore, o frenatore e poeta, in ogni caso alcolista e oppiomane; l’orribile Obersturmbannführer Hugo Kraas, amante dell’arte italiana, discutibile golfista e spietato SS; Giustina Decorcipo, compagna d’orfanotrofio di Ettore e Nicolao, violentata e uccisa e gettata sul bordo della strada a sedici anni; Feliciano, bambino morto. Con Ferrovie del Messico Gian Marco Griffi ci ha dato un grande romanzo corale, spassoso e commovente, giocoso e profondo, realistico e fantastico, avvincente senza tregua, scritto con una lingua quasi parlata, sempre cordiale tanto nel registro comico quanto in quello drammatico, e tuttavia letteratissima. Se i numi tutelari di Griffi sono senz’altro Jorge Luis Borges e Carlo Emilio Gadda (e fanno capolino qua e là Roberto Bolaño, Thomas Pynchon e – com’è logico – i Monty Python), il risultato è del tutto originale.

Gian Marco Griffi nasce ad Alessandria, il 16 dicembre 1976. Vive per circa trentun anni in un paese chiamato Montemagno, in Monferrato. Sin da piccolo frequenta l’unico bar di Montemagno e l’unica tabaccheria di Montemagno (i suoi nonni hanno un bar tabaccheria); impara a fumare e a giocare a briscola. Vagabonda per Torino negli anni dell’università, durante i quali frequenta molti pub, molti locali di cui non ricorda il nome, molte pizze al taglio, molti supermercati, pochissimi corsi alla facoltà di filosofia. A un certo punto rinnega le armi al fine d’evitare il servizio di leva. Si rende utile alla Società fotocopiando documenti top secret per la Provincia di Asti. Vive ad Asti, dove lavora in un Golf Club. Suoi racconti sono apparsi su Cadillac, Ammatula, Argo, YAWP, Scorretto Magazine. Ha pubblicato il romanzo Più segreti degli angeli sono i suicidi (Bookabook, 2017) e possiede una discreta immaginazione.

VINCENZO LATRONICO

LE PERFEZIONI

BOMPIANI

Tutti vorrebbero la vita di Anna e Tom. Un lavoro creativo senza troppi vincoli; un appartamento a Berlino luminoso e pieno di piante; una passione per il cibo e la politica progressista; una relazione aperta alla sperimentazione sessuale, alle serate che finiscono la mattina tardi. Una quotidianità limpida e seducente come una timeline di fotografie scattate con cura. Ma fuori campo cresce un’insoddisfazione profonda quanto difficile da mettere a fuoco. Il lavoro diventa ripetitivo. Gli amici tornano in patria. Il tentativo di impegno politico si spegne in uno slancio generico. Gli anni passano. E in quella vita così simile a un’immagine – perfetta nel colore e nella composizione, ma piatta, limitata – Anna e Tom si sentono in trappola, tormentati dal bisogno di trovare qualcosa di più vero. Ma esiste?

Vincenzo Latronico (Roma, 1984) ha pubblicato quattro romanzi con Bompiani; l’ultimo, Le Perfezioni (2022), ha vinto il premio Mondello ed è in corso di traduzione in diciassette paesi. Ha tradotto decine di romanzi, concentrandosi soprattutto sui classici, e sta curando per Bompiani una riedizione delle opere di George Orwell. Collabora con Il Post e insegna alla Scuola Holden. Vive a Berlino.

ROMANA PETRI

RUBARE LA NOTTE

MONDADORI

Tutti lo sanno: Antoine de Saint-Exupéry ha scritto Il piccolo principe, uno dei romanzi più popolari del mondo. Quello che tutti non sanno è che Antoine, famigliarmente Tonio, è un personaggio che vale da solo una grande storia. Ed è la storia che Romana Petri ha scritto con la febbre e la furia di chi si lascia catturare da un carattere e lo fa suo, anzi lo ruba, tanto che il documento prende più che spesso la forma dell’immaginazione. Orfano di padre, Tonio vive un’infanzia felice nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens, amato, celebrato, avviluppato al mostruoso quasi ossessivo amore per la madre; un’infanzia che gli resta incollata all’anima per tutta la vita, fin da quando, straziato, vede morire il fratello più giovane. L’infanzia lo tallona come un destino quando, esaltato, comincia a volare, pilota civile e pilota militare, quando si innamora tanto e tante volte, quando si trasferisce in America, quando scrive, persino quando si schiera e sceglie di combattere per un’idea di Francia che forse è sua e solo sua. Dove sia andato Tonio, non sappiamo, nei cieli in fiamme del 1944. Sappiamo che ci ha lasciato le stelle della notte, il sogno di una meraviglia che non si è mai consumata, il bambino che lui ci invita a riconoscere eterno dentro di noi.

Romana Petri  è critica letteraria e traduttrice dal francese, spagnolo e portoghese di autori come Jean-Marie Gustave Le Clézio, Alina Reyes, Adolfo Bioy Casares, Anne Wiazemsky, Helena Marques, Ana Nobre de Gusmão, Inês Pedrosa, João Ubaldo Ribeiro. Ha tradotto dall’inglese Il diario di Adamo ed Eva di Mark Twain. Ha pubblicato diversi contributi per le testate Leggere, Nuovi Argomenti e l’Unità. Collabora con Il Messaggero e La Stampa. I suoi libri sono tradotti e pubblicati in Germania, Stati Uniti, Paesi Bassi, Inghilterra, Francia e Portogallo. È autrice di radiodrammi per la Rai. Insieme al marito ha diretto la casa editrice Cavallo di Ferro. Vive tra Roma e Lisbona. È figlia del basso Mario Petri.

EVENTO SPECIALE PREMIO STREGA

MARTEDÌ 30 MAGGIO | Giardini Pensili – Località Presicce

Ore 20 | Paolo GIORDANOTasmania” (Einaudi)

L’autore, Premio Strega 2008, dialoga con Mario DESIATI, Premio Strega 2022.

PAOLO GIORDANO

TASMANIA

EINAUDI

Tasmania è un romanzo sul futuro. Il futuro che temiamo e desideriamo, quello che non avremo, che possiamo cambiare, che stiamo costruendo. La paura e la sorpresa di perdere il controllo sono il sentimento del nostro tempo, e la voce calda di Paolo Giordano sa raccontarlo come nessun’altra. Ci ritroviamo tutti in questo romanzo sensibilissimo, vivo, contemporaneo. Perché ognuno cerca la sua Tasmania: un luogo in cui, semplicemente, sia possibile salvarsi. Ci sono momenti in cui tutto cambia. Succede una cosa, scatta un clic, e il fiume in cui siamo immersi da sempre prende a scorrere in un’altra direzione. La chiamiamo crisi. Il protagonista di questo romanzo è un giovane uomo attento e vibratile, pensava che la scienza gli avrebbe fornito tutte le risposte ma si ritrova davanti un muro di domande. Con lui ci sono Lorenza che sa aspettare, Novelli che studia la forma delle nuvole, Karol che ha trovato Dio dove non lo stava cercando, Curzia che smania, Giulio che non sa come parlare a suo figlio. La crisi di cui racconta questo romanzo non è solo quella di una coppia, forse è quella di una generazione, sicuramente la crisi del mondo che conosciamo – e del nostro pianeta. La magia di Tasmania, la forza con cui ci chiama a ogni pagina, è la rifrazione naturale fra ciò che accade fuori e dentro di noi. Così persino il fantasma della bomba atomica, che il protagonista studia e ricostruisce, diventa un esorcismo: l’apocalisse è in questo nostro dibattersi, e nei movimenti incontrollabili del cuore. Raccogliendo il testimone dei grandi scrittori scienziati del Novecento italiano, Paolo Giordano si spinge nei territori più interessanti del romanzo europeo di questi anni, per approdare con felicità e leggerezza in un luogo tutto suo, dove poter giocare con i nascondimenti e la rivelazione di sé, scendere a patti con i propri demoni e attraversare la paura.

Paolo Giordano è uno scrittore e fisico italiano. Nell’anno accademico 2006-2007, ha conseguito la laurea specialistica in fisica delle interazioni fondamentali presso l’Università degli studi di Torino. Ha vinto una borsa di studio per frequentare il corso di dottorato di ricerca in fisica delle particelle, presso la Scuola di dottorato in Scienza e alta tecnologia del medesimo ateneo. È autore del romanzo La solitudine dei numeri primi (Mondadori, 2008 – Premio Campiello Opera Prima, Premio Fiesole Narrativa Under 40 e Premio Strega 2008).Un suo racconto è incluso nell’antologia Dignità! Nove scrittori per Medici Senza Frontiere (Feltrinelli 2011).Tra gli altri suoi romanzi ricordiamo Il corpo umano (Mondadori 2012),  Il nero e l’argento (Einaudi 2014), Divorare il cielo (Einaudi 2018) e Tasmania (Einaudi 2022).La solitudine dei numeri primi ha inaugurato nel 2014 la collana innovativa della Mondadori Flipback. Nel 2020 pubblica con Einaudi il saggio Nel contagio.

DISCORSI MEDITERRANEI

SABATO 17 GIUGNO | Piazzale del Santuario Santa Maria De Finibus Terrae – Santa Maria di Leuca

Ore 19 | Tahar BEN JELLOUN

L’autore dialoga con la giornalista Cristina BATTOCLETTI

Durante la serata saranno premiati i vincitori del Concorso letterario “Alan Kurdi”

TAHAR BEN JELLOUN

Tahar Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944, vive a Parigi. Poeta, romanziere e giornalista, ha vinto il Premio Goncourt nel 1987. Tra i suoi numerosi libri, Creatura di sabbia (1987), Notte fatale (1988), L’estrema solitudine (1999), L’Islam spiegato ai nostri figli (2001), Amori stregati (2003), L’ultimo amico (2004), “La fatalità della bellezza”, in Notte senza fine. Amore, tradimento, incesto con Amin Maalouf e Hanif Kureishi (2004), Non capisco il mondo arabo (2006), Partire (2007), L’uomo che amava troppo le donne (2010), Fuoco (2012), L’ablazione (2014), È questo l’Islam che fa paura (2015), Racconti coranici (2015). Per La nave di Teseo sono usciti Il matrimonio di piacere (2016), Il terrorismo spiegato ai nostri figli (2017), la nuova edizione ampliata di Il razzismo spiegato a mia figlia (2018), La punizione (2018), Insonnia (2019), La filosofia spiegata ai bambini (2020), Dolore e luce del mondo (2021), Il miele e l’amarezza (2022).

CONCORSO LETTERARIO “ALAN KURDI”

Il concorso letterario “Alan Kurdi”, giunto quest’anno alla seconda edizione, nasce su iniziativa della Fondazione di Partecipazione PCE “Terre del Capo di Leuca – De FinibusTerrae”, dell’Associazione Culturale NarrAzioni e Libreria Idrusa di Alessano, in collaborazione con Appunti_2.0, ed è rivolto agli Studenti degli Istituti di Istruzione Secondaria Superiore. L’intento è quello di sensibilizzare alla fratellanza tra i popoli attraverso il ricordo della tragedia del piccolo Alan Kurdi, il bambino siriano di tre anni morto annegato nel tentativo di inseguire, insieme alla sua famiglia, un futuro migliore. Il suo corpo, trovato riverso su una spiaggia turca, è divenuto il simbolo delle conseguenze nefaste che accompagnano i flussi migratori quando non sostenuti da politiche di accoglienza e da principi di solidarietà. Si partecipa con un racconto breve, a carattere narrativo.

ARMONIA ESTATE

SABATO 8 LUGLIO | Palazzo Comi – Lucugnano

Ore 20 | Giorgia BERNARDINIArea piccola” (Marsilio)

Ore 21 | Monica ACITOUvaspina” (Bompiani)

GIORGIA BERNARDINI

AREA PICCOLA

 MARSILIO

Chris è una ragazza che ha trovato nel basket un modo per farsi amare. Dal pubblico, dalle compagne di squadra, e dall’allenatore. Chris, nel gioco, cerca rassicurazioni: essere la più forte, essere la più talentuosa. Non vuole medaglie o convocazioni, ma essere vista. E lo vuole perché il successo le consenta, mentre è ancora adolescente, di essere vista da sua madre così che torni a casa e, da adulta, di stare bene insieme alle compagne di squadra e all’allenatore con il quale condivide il campo e l’amore. Chris si sente esclusa dal mondo e di fatto vive dentro un campo da basket da quando la madre se n’è andata. E in quel campo sa di essere protetta, e sa che la squadra è il sostegno di tutte le sue mancanze. Le ragazze sono state lì quando la madre non c’era, e continueranno a esserci perché l’hanno scelta come leader, nonostante le sue imperfezioni. Giorgia Bernardini, al suo esordio, racconta il basket come metafora del talento, di qualsiasi talento. E racconta soprattutto, con tenerezza e forza – caratteristiche di tutte le ragazze della squadra –, quanto dimenticare sia impossibile, ma perdonare sia la via per vivere. E vincere. Perché sì, si può vincere.

Giorgia Benardini è nata a Catania nel 1985, vive a Berlino. È una ex cestista e una ex archeologa, prima o dopo ha sempre lasciato tutto per la scrittura. I suoi racconti sono stati pubblicati su Rivista Studio, Colla, Cadillac e altre riviste. È la fondatrice di Zarina, newsletter sullo sport femminile, e scrive L’Ultimo Uomo dove si occupa principalmente di storie di atlete donne.

MONICA ACITO

UVASPINA

BOMPIANI

È nato con una voglia sotto l’occhio sinistro, come un pallido frutto incastonato nella pelle: Uvaspina si è abituato presto a essere chiamato con quel nome che lo identifica con la sua macchia. A quasi tutto, del resto, è capace di abituarsi: a suo padre, il notaio Pasquale Riccio, che si vergogna di lui; alla Spaiata, sua madre, che dopo aver incastrato Pasquale Riccio con le sue arti di malafemmina e chiagnazzara non si dà pace di aver perduto il proprio fascino e finge di morire ogni volta che lui esce di casa. Ma soprattutto Uvaspina è abituato a sua sorella Minuccia, abitata fin da bambina da un’energia che tiene in scacco il fratello con le sue esplosioni imprevedibili, le ripicche, la ferocia di chi sa colpire nel punto di massima fragilità, come quando gli dice: “Avevano ragione i compagni tuoi, sei veramente un femminiello.” Eppure, solo Uvaspina conosce l’innesco che rende la sorella uno strummolo, una trottola capace di ferire con la sua punta di metallo vorticante. E solo Minuccia intuisce i sogni di Uvaspina, quando lo strummolo la tiene sveglia e può scrutare i suoi finissimi lineamenti nel sonno. Intorno a loro, Napoli: la città dalle viscere ribollenti, dai quartieri protesi verso il cielo, dai tentacoli immersi in quel mare che la fronteggia e la penetra. È proprio sul confine tra la città e il mare, tra la storia e il mito, che Uvaspina incontra Antonio, il pescatore dagli occhi di colori diversi, che legge libri e non ha paura del sangue, che sa navigare fino a Procida e rimettere al mondo un criaturo che dubita di se stesso. La purezza del loro incontro, però, non potrà nascondersi a lungo nelle grotte di Palazzo Donn’Anna: la città li attira a sé, lo strummolo gira e il suo laccio unirà per sempre i loro destini. Una passione assediata dallo scherno e dallo scuorno. L’ambiguità dell’amore fraterno, la necessità dell’ombra perché ci sia luce. Infine una scrittura, quella della giovane Monica Acito, che sa inserirsi con originalità in una grande tradizione letteraria e, mescolando la forza tellurica del vernacolo alla freschezza di un racconto sulla giovinezza, invoca la fame di felicità che abita ciascuno di noi.

Monica Acito (1993) è cresciuta in Cilento, tra le gole del Calore e i templi di Paestum. Ha iniziato a scrivere da bambina e fin dall’adolescenza ha collaborato con testate cartacee e online. Dopo la maturità classica si è trasferita nel centro storico di Napoli, tra Forcella e Mezzocannone, e si è specializzata in Filologia moderna presso l’Università Federico II. Nel 2019 è approdata a Torino, dove ha frequentato la Scuola Holden. Nel 2021 ha vinto, tra gli altri, il Premio Calvino per la narrativa breve e i suoi racconti sono stati pubblicati su numerose riviste letterarie. È docente di discipline umanistiche presso la scuola secondaria di primo e secondo grado.

DOMENICA 9 LUGLIO | Palazzo Comi – Lucugnano

Ore 20 | Stella POLILa gioia avvenire” (Mondadori)

Ore 21 | PREMIO CALVINO 2023

Prima uscita pubblica con il vincitore/la vincitrice del concorso letterario per testi inediti di scrittori esordienti

con la partecipazione di Chiara D’Ippolito (Ufficio Stampa Premio Calvino)

STELLA POLI

LA GIOIA AVVENIRE

MONDADORI

Forse le storie non andrebbero mai raccontate, si trova a pensare Sara, psicoterapeuta trentenne, seduta nello studio di un giovane avvocato. Raccontarle significa farle esistere, e una volta che esistono le storie esigono: un seguito, una conseguenza, una redenzione. Eppure Sara è qui, coi capelli raccolti e la gonna elegante, proprio per raccontare all’avvocato una storia, quella della sua paziente Nadia. Nadia aveva quattordici anni quando la sua storia si è inceppata. Nascondeva le forme sotto felpe da basket, era brava a scuola e cantava nel coro della chiesa. Un giorno un quarantenne sposato, amico del padre, ha cominciato a corteggiarla. È stato un avvicinamento lento, fatto di movimenti minuscoli, sguardi. Lei all’inizio non ha percepito il pericolo, era curiosa, provocare turbamento in un uomo l’ha fatta sentire bella, vista. “Vorrei poter dire che mi ha colta di sorpresa, mi ha sopraffatta con la forza, mi ha picchiata” scrive. Invece sulla sua macchina la prima volta ci è salita da sola. Quando ha capito, era troppo tardi. Ci sono voluti mesi, poi, prima che trovasse la forza di sottrarsi. E ci è voluto molto più tempo prima che fosse davvero pronta per denunciare. Ecco perché la sua psicoterapeuta oggi è qui, in uno studio prestigioso nel centro di Milano: vuole un parere legale. È troppo tardi per cercare giustizia? Forse, pensa mentre il colloquio con l’avvocato fa affiorare un’altra verità, raccontare questa storia è già una forma di riparazione. La gioia avvenire è un esordio fulminante – duro, scomposto, a tratti impudico – che tiene insieme la densità e il suono della scrittura poetica e la finezza analitica della prosa. È una riflessione coraggiosa sul consenso, sulla fallibilità della giustizia umana e sulla persistenza delle ferite, ma, come ha scritto la giuria del Premio Calvino, è soprattutto “un romanzo di grande intensità emotiva, reso particolarmente efficace dalla lingua scabra e spigolosa con cui è costruito”.

Stella Poli è nata a Piacenza nel 1990. È assegnista di ricerca in linguistica italiana presso l’Università di Pavia e insegna poesia contemporanea nel master editoriale MasterBook. È nella redazione di “Trasparenze” e “La Balena Bianca”. Suoi racconti sono usciti su numerose riviste, fra cui “inutile”, “‘tina”, “l’inquieto”, “narrandom”, “Nuova Tèchne”. La gioia avvenire, finalista alla XXXIV edizione del Premio Calvino, è il suo romanzo d’esordio.

PREMIO ITALO CALVINO

Il Comitato Direttivo del Premio Calvino (premio fondato a Torino nel 1985 poco dopo la morte di Italo Calvino, per iniziativa di un gruppo di estimatori e di amici dello scrittore) è composto da Franca Cavagnoli, Anna Chiarloni, Mario Marchetti (presidente), Laura Mollea (vicepresidente) e Carla Sacchi. Ideatrice del Premio e sua animatrice e presidente fino al 2010 è stata Delia Frigessi, studiosa della cultura italiana tra Ottocento e Novecento. Calvino, svolgeva lavoro editoriale per l’Einaudi e da qui nasce l’idea di rivolgersi agli scrittori esordienti e inediti, per i quali non è facile trovare il contatto con il pubblico e con le case editrici. L’Associazione per il Premio Italo Calvino (costituitasi nel 1991, sostenuta nella sua attività da privati, enti pubblici e fondazioni bancarie senza scopo di lucro) segnala e premia opere prime inedite di narrativa. Il Premio Italo Calvino, possibilità offerta a tutti, mira unicamente alla qualità della scrittura e all’emergere di nuove tendenze, senza distinzioni di età, di sesso, di statuto sociale. Le Giurie del Premio, ogni anno diverse, sono sempre costituite da critici letterari, storici della letteratura, scrittori e operatori culturali tra i più rappresentativi della scena culturale italiana. Le case che hanno pubblicato i “nostri” libri appartengono ai grandi marchi storici. Il Premio si avvale del supporto della rivista “L’Indice dei libri del mese”, che pubblica i bandi, i testi dei finalisti e le recensioni degli autori pubblicati.