“La terra non è un’eredità dei nostri padri ma un prestito dei nostri figli”. E’ un antico proverbio amerindio che uno dei relatori ha citato rivolgendosi ai tanti studenti universitari presenti al Bioeconomy day che si è svolto a Bari nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile, Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile). Il
20 marzo 2019 è stato realizzato il “Manifesto della Bioeconomia in Puglia” sottoscritto da Presidenza della Regione Puglia Università degli Studi di Bari e Confindustria Puglia, considerato il primo passo verso una strategia d’intervento pugliese nel panorama della Bioeconomia. Ma per favorire la promozione, transizione, creazione e adozione di modelli di Bioeconomia, e quindi economia circolare, occorre realizzare un processo di inclusione che veda il coinvolgimento di tutti gli stakeholder regionali. La giornata della Bioeconomia vuole favorire proprio questo percorso. Quindi facilitare la connessione e il dialogo tra stakeholder appartenenti a diverse catene del valore; promuovere e divulgare a tutti i livelli dei principi della Bioeconomia; inquadrare il contesto pugliese in materia di Bioeconomia per una successiva mappatura; redigere una roadmap per lo sviluppo strategico della Bioeconomia in Puglia; supportare l’approvazione della Proposta di Legge Regionale sulla bioeconomia, presentata a novembre 2020.
«Lo sviluppo sostenibile dovrà diventare un fatto culturale – ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio – occorre anche coniugare gli antichi saperi con l’innovazione, penso all’agricoltura, imprescindibile dalla tutela dell’ambiente. Inoltre – ha aggiunto Maraschio – bisogna accompagnare i piccoli comuni nell’orientare le politiche economiche, sociali, ambientali che sono le connessioni per una pratica della sostenibilità». Fondamentale il rapporto fra imprese, poli di ricerca e istituzioni.
«Sappiamo che il connubio ricerca, quindi università con l’impresa, è importantissima, lo ritroviamo anche nella mission 4 del Pnrr – ha sottolineato Patty L’Abbate, vice presidente Commissione Ambiente della Camera – infatti stanno nascendo dei poli particolari come quello sull’idrogeno. In Puglia abbiamo sempre avuto una marcia in più sull’innovazione, supportati da Università e Politecnico».
Ma a che punto sono le industrie pugliesi del percorso che porta all’economia circolare? «Le aziende pugliesi stanno avanzando in questo processo – afferma Giovanni Ronco, Delegato alla Bioeconomia di Confindustria Puglia- e nel Bioeconomy day è previsto l’avvio di una istituzione del concetto di fabbrica verde, affinché il processo di transizione ecologica e ambientale possa avere la sua attuazione».
Barbara Valenzano, ufficio Pnrr della Regione Puglia, lavora per lo sviluppo del Progetto Idrogeno. «Bisogna fare un passaggio epocale dal fossile al rinnovabile perché il fossile è in esaurimento ed è inquinante (carbone e derivati del petrolio) per cui pensare all’idrogeno e ai biocombustibili significa eliminare i microinquinanti (diossine e furani). Occorre attuare questo processo graduale dell’idrogeno nei cicli produttivi».
Un esempio di economia circolare è fornito dall’Acquedotto pugliese.
«Stiamo riportando l’acqua degli impianti di depurazione non più a mare ma li mettiamo a disposizione dei comuni o dell’agricoltura a seconda di quello che gli enti di irrigazione riescono a fare, inoltre – prosegue il presidente di Aqp Domenico Laforgia – stiamo valorizzando i fanghi di depurazione. Invece di mandarli in Lombardia e Sicilia li andiamo a trattare qui e avremo un ammendante agricolo che potrà essere ben utilizzato in agricoltura».
I depuratori insomma come fabbriche verdi. «Certo – afferma Francesca Portincasa, direttora di Aqp – la depurazione avviene per via biologica ed è un processo naturale, i fanghi producono acqua buona che può essere utilizzata per l’agricoltura e in Puglia l’utilizzeremo per la produzione di idrogeno. Aqp è parte integrante dell’Hydrogen Valley e questo darà anche tanto ossigeno che ha effetto di riforestazione. Poi i fanghi di depurazione possono essere lavorati e trasformati in prodotti diretti per l’agricoltura quali i biosolfati».
Ma come è noto anche i rifiuti possono produrre ricchezza. «A Bari è stata completata la realizzazione dell’impianto di trattamento della frazione organica a servizio della città, un impianto da 40mila tonnellate annue che produrrà biogas con cui viene prodotta energia e ammendante agricolo. A regime – afferma Antonello Antonicelli, direttore generale Amiu – produrrà 8 milioni di kilowatt sufficiente per il fabbisogno di 2500 famiglie. Ad ottobre è stata estesa la raccolta porta a porta a tutto il quartiere San Paolo, è stata riorganizzata la raccolta a Palese, Santo Spirito, San Girolamo e Stanic, riducendo quindi l’indifferenziato. Ulteriore estensione del porta a porta è prevista a Loseto, Carbonara, Ceglie, un pezzo di Picone, via Mazzitelli fino al Quartierino. In programma l’estensione a Torre a Mare. Abbiamo fornito carrellati a tutti i fruttivendoli con aumento quindi della frazione organica. A marzo e aprile abbiamo registrato un 50% circa di raccolta differenziata a livello cittadino. A settembre estenderemo ancora il porta a porta interessando 45mila abitanti e rimuoveremo i cassonetti». Al termine dei lavori è stato approvato il documento finale per la promozione della costituzione del “Distretto Regionale della Bioeconomia Circolare Pugliese”. Al termine dei lavori è stato approvato il documento finale per la promozione della costituzione del “Distretto Regionale della Bioeconomia Circolare Pugliese”.
LE INTERVISTE
Anna Grazia Maraschio:
Antonello Antonicelli:
Barbara Valenzano:
Domenico Laforgia:
Francesca Portincasa:
Giovanni Ronco:
Patty L’Abbate: